Confessioni di un cardinale sull'ultimo conclave

Il cardinale Joseph Ratzinger entrò in conclave praticamente papa, appoggiato da cardinali influenti e dai movimenti più conservatori. Lo sostiene un porporato brasiliano, che ha affidato alcune confidenze sull’ultimo conclave al quotidiano di Rio de Janeiro O Globo. A pochi mesi di distanza dalle clamorose indiscrezioni sull’elezione di Benedetto XVI pubblicate dalla rivista italiana “Limes”, il conclave di aprile torna così sui giornali attraverso dinamiche sconcertanti, perché per la seconda volta a parlare sono uomini di Chiesa, tenuti da un giuramento a mantenere il silenzio.

La pena della scomunica evidentemente serve a poco, e così O Globo riporta le dichiarazioni di uno dei quattro cardinali brasiliani presenti nel conclave il quale avrebbe fatto la rivelazione in forma anonima. Secondo il porporato che ha parlato con il giornalista Gerson Camarotti, il cardinale Ratzinger fu aiutato dai più potenti cardinali della Curia romana e dai movimenti conservatori, "soprattutto l’Opus Dei". Nel mondo latino americano, si mobilitarono in particolare i cardinali Alfonso López Trujillo, colombiano, e Jorge Arturo Medina Estévez, cileno, entrambi appartenenti all’organizzazione fondata da Josè Maria Escrivá, mentre in Europa, fu molto attivo l’austriaco Christoph Schönborn.

La campagna sarebbe stata portata avanti in una serie di incontri riservati in conventi e istituti religiosi. Secondo la fonte del O Globo fu pianificata una "sofisticata strategia" a tavolino per arrivare al conclave dando l’idea che Ratzinger fosse tra i favoriti e che, d’altra parte, non era vero che il cardinale tedesco rifiutasse il pontificato per motivi di età e salute, come scriveva la stampa. Fu così, racconta ancora il cardinale nell’articolo pubblicato a Natale, che quando si aprì il conclave nella Cappella Sistina già esisteva la convinzione tra gli elettori che il porporato tedesco fosse "il miglior teologo del conclave" e il più adatto a seguire le orme del pontificato di Giovanni Paolo II. Al O Globo il cardinale brasiliano assicura che, dopo l’”extra omnes”, la campagna continuò discretamente durante i pranzi e le cene. Nelle sue rilevazioni, il "grande elettore" brasiliano conferma alcuni dati divulgati dalla rivista Limes: per esempio, il fatto che Ratzinger fu eletto, dopo quattro scrutinii, con 84 voti dei 115 cardinali presenti; e che il suo rivale non fu il cardinale Carlo Maria Martini, S.I., ma l’arcivescovo di Buenos Aires, anch’egli gesuita, Jorge Mario Bergoglio, S.I., il cardinale che, al terzo scrutinio, riuscì a raccogliere 40 voti (mentre Martini ebbe solo 9 voti nella prima votazione).

Secondo il cardinale brasiliano, Martini fu penalizzato dal fatto di "camminare con il bastone" e dal fatto che fosse malato di Parkinson. Il più votato dopo Ratzinger fu Bergoglio, che al quarto scrutinio ottenne 26 voti, ma che nelle tre precedenti votazioni sembrava esser riuscito a coagulare attorno al suo nome una minoranza di blocco capace di impedire l’elezione del porporato tedesco. Alcuni vescovi brasiliani, consultati dal giornale, hanno detto che non suona loro nuovo il fatto che "ci siano stati cardinali che fecero campagna elettorale a favore di Ratzinger". La Nunziatura Apostolica  a Brasilia, consultata dopo le rivelazioni, ha rifiutato di "rispondere su questioni inerenti i segreti del conclave". La Conferenza episcopale brasiliana ha riconosciuto con O Globo che l’Opus Dei ha avuto un ruolo importante nell’elezione di Benedetto XVI, perchè l’Opera "gode di grande prestigio in Vaticano, soprattutto tra i cardinali più conservatori". Ma il suo presidente, il cardinale Majella, ha detto di non credere che un cardinale abbia potuto fare simili rivelazioni, considerate le gravi pene canoniche che incombono su chi infrange il segreto inerente l’elezione di un papa.

Sta di fatto che le rivelazioni del O Globo hanno il loro peso. Secondo il giornale dunque, la fonte andrebbe cercata tra quattro nomi: l’arcivescovo di São Paolo, Cláudio Hummes, O.F.M.; l’arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro, Eusébio Oscar Scheid, S.C.I.; quello di São Salvador da Bahia, Geraldo Majella Agnelo, attuale presidente della Conferenza episcopale del Brasile; e l’arcivescovo emerito di Brasília, José Freire Falcão.

(fonte Korazym.org)

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